Il periodo è quello che è. Vado avanti ad odiare il mio corpo e a non fare niente per migliorarlo, supportata dal fatto che quelli attorno a me sembra andare bene così. Nessuno si lamenta, tranne i miei, del mio aspetto. Si, adesso è una questione di aspetto e relativamente di peso. Credo che le persone non capiscano che ci si ammala non per il peso in se ma per l'aspetto che si ha con e senza chili in più. Ma per loro il mondo di chi è malato è solo digiuno e ossa. Io non sono ne uno ne l'altro. Eppure mi etichettano lo stesso come malata.
Mamma mi manda dalla psicologa 2 volte alla settimana. L. capisce poco di quello che provo. Le spiego e le mi dice che ho un problema, tutte cose che già sapevo. Dice che devo accettarmi e che con il tempo il corpo può cambiare da solo e che sono di più di un semplice numero su una bilancia.
Lei, L., mi consiglia una visita da un medico per vedere se la mia salute è tutta a posto e non l'ho compromessa con i miei comportamenti. I miei non lo sanno. Le ho detto che non voglio che sappiano, dirà solo che le visite servono per lei come confronto medico. Mi fido, ma allo stesso tempo prendo le distanze.
Sinceramente, non ho la pretesa di guarire; solamente di passare di grado, ecco. Adesso è una lotta tra abbuffate e punizioni. Mi basterebbe passare da questo al mangiare meno. Andrebbe bene. Tanto per non avere più l'appellativo di bulimica.
=Yaki=